30 settembre 2006
>CHI HA PAURA DELLA DALIA NERA?
L’incontro di boxe ha i ralenty e un canino che finisce sullo score con tanto di schizzo gengivale di sangue. Ci sono sequenze che fanno tanta atmosfera e altre soltanto parecchio seppiate. Gli uomini portano le bretelle e il cappello, le donne indossano le mutande dell’epoca, per gli amplessi furiosi passare dal tavolo della cucina. Brian De Palma, inutile negarlo, ci sa fare un bel po’. Il suo giallo dal retrogusto pulp, a tinte forti e a tinte spinte come le luci rosse dei primi filmini hard in bianco e nero (udite, udite: c’è pure il cazzo dentato quale simpatico giocattolino), è un susseguirsi riflessivo, veloce e costante di varie morbosità e tantissimi colpi di scena. I cinefili (oltre ad apprezzare il mestiere del montatore) sapranno valutare i diversi mezzi con cui il regista americano, ormai da anni propostosi sulla scena come uno dei più dotati (e innamorati) nipotini dello zio Hitchcock, cerca di esprimere le virtù illusionistiche e mistificanti del cinema, dilettandosi in una serie di azzeccati colpi di stile, ma dando la sensazione che in fondo la trama sia più architettata con qualche scaltrezza che realmente solida e robusta, e lasciando che si insinuino dubbi su quanto il balocco emozioni davvero o, su un piano diverso, stupisca sinceramente da lasciar cadere la mandibola. E allora, mentre gli storici di De Palma vanno in brodo di giuggiole scoprendo che il loro autore si fa ancora deliziosamente tentare dal tema del doppio e dai personaggi bugiardi, agli interpreti non si saprebbe quali rimproveri muovere, anche se è sempre più evidente che Scarlett Johansson, che pure noi maschietti abbiamo ragione di mangiarci con gli occhi, si fa surclassare senza se e senza ma quella gran puledra di Hilary Swank.
The Black Dahlia (id., Germania/Stati Uniti, 2006, venezia63) Regia di Brian De Palma
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